Mission
Dal 1985, anno della sua costituzione, il Circolo ha operato e opera ininterrottamente con un duplice intento, quello di dar voce alla cultura locale e quello di portare a Pordenone importanti personalità del mondo della cultura, della letteratura, della storia, della politica, del giornalismo, dell’economia, della scienza e dell’etica di risonanza nazionale e non solo.
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Storia del circolo
Il Circolo della Cultura e delle Arti è nato per iniziativa di un gruppo di amanti della lettura che spontaneamente si riunivano, agli inizi degli anni Ottanta del secolo appena trascorso, nella saletta di un noto caffè del centro, per scambiarsi opinioni e consigli sulle proposte editoriali del momento. Un po’ alla volta questa abitudine si è consolidata prendendo la forma di un vero e proprio circolo culturale aperto a tutta la popolazione.
Pordenone allora era una cittadina molto sviluppata dal punto di vista economico, che cominciava a sentire l’esigenza di aprirsi al mondo esterno e di crescere anche culturalmente.
L’istituzione della provincia, per le nuove esigenze amministrative, aveva richiamato in città una massiccia immigrazione da varie parti d’Italia, specialmente dal sud, che richiedeva nuove forme di aggregazione e manifestava esigenze sociali e culturali diverse. E forse non a caso uno dei fondatori del Circolo fu un siciliano, il notaio Simone Gerardi, che ne fu promotore e sostenitore, non solo morale ma anche economico, per tutta la sua esistenza. In una lettera scritta ad uno degli amministratori locali, in occasione del 25° dalla fondazione del Circolo, lo stesso notaio racconta: “…nel 1960 o giù di lì, in Pordenone l’unico modo di acculturarsi consisteva nell‟informarsi in quale Bacaro si poteva delibare un buon bicchiere di vino e presso quali trattorie si poteva mangiare un‟eccellente trippa o del gustosissimo baccalà. Di libri, oltre quelli scolastici, non vi era che un esiguo consumo. Pordenone Pensa e Pordenone Legge esistevano in grembo a Giove”. Per questo gli inizi per il Circolo furono difficili, ma presto il sodalizio prese il largo, come il vascello rappresentato nel logo, e seppure in competizione con altre realtà culturali di più ampio respiro nate in seguito, ancora oggi contribuisce fattivamente a mantenere vivo l’interesse culturale della città.
→ Simone Gerardi
→ Francesco Spadaro
→ Roberta Marchetti
→ Ornella Baccinelli Fasi
→ Evelina Pasquotti
→ Annamaria Manfredelli
→ Biagio Pinnavaria
→ Albarosa Catelan
→ Gerardo Ciriani
→ Paola Patunà
→ Ugo Perniola
Notaio dott. Simone Gerardi
Ornella Fasi e Mariolina Brosadola
→ Francesco Spadaro (1985-1986)
→ Albarosa Catelan (1987-1989)
→ Paola Patunà (1990-1992)
→ Ludovica Cantarutti (1993-1995)
→ Renzo Vazzoler (1996-1998)
→ Ornella Fasi (1999-2000)
→ Marina Fileti (2001- 2004)
→ Maria Grazia Gulì (2005-2006)
→ Mariolina Brosadola (2007-2008)
→ Franca Benvenuti (2009-2010)
→ Anna Maria Piccolo Stella (2011-2012)
→ Mirna Carlet (2013-2014)
→ Vera Casagrande (2015-2016)
→ Alessandro Pazzaglia (2017-2019)
→ Silvia Corelli – Presidente
→ Alessandro Pazzaglia – Past President
→ Alessandra Fabris – Tesoriera
→ Mirna Carlet – Segretaria
→ Giuliano Latino – Addetto stampa
→ Elisabetta Boscariol – Addetta alla comunicazione
→ Vera Casagrande, Iva Mari, Anna Tommasini – Consigliere
Comitati Direttivi dal 1985
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→ xxxxxxxxxxx
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L'emblema del Circolo
Il logo del Circolo della Cultura e delle Arti risale al 1566, anno in cui fu pubblicato per la prima volta a Venezia nel volume Le imprese illustri con espositioni, et discorsi del signor Ieronimo Ruscelli, una raccolta di “imprese”, cioè di simboli e motivi allegorici ideati per i Principi e le persone illustri dell’epoca. Segno rappresentativo delle specifiche virtù ed azioni del suo titolare, le imprese sono una sorta di ritratto composto di immagini e parole, che vanno lette ed interpretate l’una in relazione all’altra; all’immagine, “corpo” dell’impresa, viene sovrapposto un motto, per precisare e rendere meno oscuro il senso della figura.
La nostra impresa, che è stata ereditata da Ieronimo (Girolamo) Girardi, un mercante veneziano del XVI secolo di cui abbiamo scarse informazioni, raffigura una fanciulla nuda – la Fortuna – nell’atto di reggere una vela rigonfia, mentre un’altra figura seduta al timone – la Virtù – governa la nave tra i flutti. La personificazione della Fortuna è proposta in una delle numerose varianti iconografiche che si moltiplicano a partire dalla fine del Quattrocento, la “Fortuna con vela”. La Virtù al timone indica la possibilità dell’uomo di controllare con le sue qualità morali ed intellettuali l’instabilità e la mutevolezza della sorte.
Il motto che accompagna l’impresa, Utriusque auxilio (“con l’aiuto di entrambe”) riprende il detto di Cicerone Virtute duce, comite Fortuna (“con la virtù per guida, la fortuna per compagna”: si allude cioè alle difficoltà, non sempre superabili con la sola virtù, senza l’aiuto ed il favore della fortuna), ma anche un’altra locuzione latina celebre nel Rinascimento, Faber est suae quisque fortunae (“ciascuno è artefice della sua fortuna”: il buon esito della propria sorte è frutto del merito personale, l’uomo è in grado di plasmare il proprio destino).
La parola “fortuna” aveva, allora come oggi, il significato di “caso”, “patrimonio” ma anche “vento tempestoso”: l’allegoria esprime la prudente aspirazione al successo dell’antico committente rinascimentale Ieronimo Gerardi, che per i suoi commerci aveva a che fare con le vele e la fortuna. E anche noi facciamo nostro l’augurio dell’emblema: che la navigazione del Circolo proceda sempre “a gonfie vele”!